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al telefono
rido di me e di te
ridiamo perché quello che ci diciamo è chiaro davanti ai nostri occhi
limpido nelle orecchie
forte nei cuori
pieni di noi
l'orecchio in fiamme e gli occhi lucidi
le dita ad accarezzare un'altra mano che non c'è
ridiamo del mondo
e di questo gioco in cui tu sei re, io regina
le nostre strade
le nostre mosse
del resto del mondo, ce ne fottiamo
ascoltando Noite Luar - Patrizia Laquidara
ho ascoltato i canti delle zingare sedute in cima alle bancarelle ingombre di abiti di tutti i colori
le loro voci potenti, le mani a battere suoni diversi
una in fila all'altra, piccole case vecchie e grattate dal tempo, ma con i terrazzini ingombri di fiori
insegne impallidite di negozi polverosi
un turbinio di odori
ogni istante ha un odore diverso
l'odore della pelle di una donna impomatata
la frutta! che si scalda al sole
gli abiti del mercato
metropolitane, autobus, vicoli, bidoni del lixio, capelli di donna, la casa dove al momento vivo.
annuso tutto e archivio.
qui posso forse essere me stessa?
misconoscenza della lingua a parte.
sentire, cosa significa?
"avere tra le braccia tanta felicità"
e guardarla scivolare via, con te, su di un treno
abbraccio il tuo ricordo
tengo stretto stretto il profumo del tuo bacio
ma ho paura che voli via
così lo lascio andare prima che sia lui a farlo
quando vado via da te
devo camminare piano, come se portassi addosso un velo leggero
se corressi, cadrebbe nell'aria sospeso, quasi immobile per un istante
cercherebbe di aggrapparmisi nel flusso della mia corsa
ma poi, con un fruscio lieve
finirebbe a terra, calpestato dalla folla
quando vai via da me
e lasci piccoli pensieri sulla tua via
li seguo con la mente come sassolini
e li raccolgo tutti premendoli contro il cuore
oppure li inghiotto, per non farli scappare
in lacrime, sola
tendo le mani al tuo fantasma
e piango, perché non troverò il tuo calore da stringere
né la tua carezza in cui confortarsi
(in questa oscurità l'unica consolazione è questa cupola di stelle luminose, e tu brilli con loro)